Tre minuti
Il tempo giusto per essere soli di fronte ad un cappuccino fatto bene senza i vuoti convenevoli del bancone del bar.
“Non si può dire mai.” Un uomo sulla sessantina.
“Quando chiudo, chiudo per sempre.” Una ragazza con un caffè americano.
Sono al bar per una fetta di crostata e qualcosa di caldo, davanti a me persone che parlano per riempire il tempo e finire il caffè.
Lui storce il naso e si fa bastare il caffè rimasto nella tazzina. Perchè chiudere dovrebbe essere così brutto in fondo? Penso.
Lei si alza per andare a pagare, lui traballa nella sedia “ma no dai, faccio io” e la donna che lo ferma con gli occhi. Due mondi chiusi e distanti, io di fronte.
Pochi minuti e poi due strade che torneranno a non incontrarsi. Lei era risoluta nel procedere veloce in questo inizio di venerdì e lui che riproponeva tutto il rituale classico delle circostanze, di quell’avvio già visto e ogni volta dimenticato.
Poi pensieri miei.
Ma quante persone vogliono farci da zavorra? Perchè non va bene quando vogliamo solo andare avanti, chiudere con quello che sta dietro e soprattutto fare colazione da soli?
Ma quanto è bello sedersi davanti ad cappuccino che ti chiama per nome e una brioche rigonfia di crema e tre minuti di amore, solo per te. Tanto, proprio tanto.
Poco, un tempo piccolo ma privato.
Non dovrebbe essere difficile capire che se un tavolino ha una sola sedia ed è già occupata, decidere di prenderne una da un tavolo accanto per aggiungersi alla colazione di qualcun altro è una brutta cosa. Non si fa e basta.
Ammetto pochissime eccezioni.
Il colpo di fulmine della vita, quello da raccontare ai nipoti, David Beckham che inciampa sui tuoi piedi, un messaggio inviato dall’MI6.
Quindi se mi vedete seduta, senza sedie accanto e una colazione già pronta davanti a me, beh sapete cosa fare.
Questo messaggio si autodistruggerà in 5, 4, 3, …
Ah ecco perché non hai voluto fare colazione con me! 😅